In provincia di Udine, ed inserita dal 1998 nel World Heritage List dell'UNESCO, Aquileia fu una delle città più grandi e ricche dell'Impero Romano nel Mediterraneo, sede di un Patriarcato e centro propulsore del Cristianesimo in tutta l'Europa centrale durante il Medioevo.
La bellezza di Aquileia e la memoria del suo passato non sono sfacciate e monumentali ma, sparse in piccole dosi, si assaporano poco alla volta regalando al visitatore una carica emotiva che riaffiora tra mosaici, colonne e resti di antichi fori.
Dell’area archeologica di Aquileia, la Basilica patriarcale è certamente il suo “pezzo forte”, l’edificio più significativo, l’attrazione da non perdere. Un prezioso scrigno di arte e di storia.
La storia e lo stile
L’inizio della sua costruzione risale al 313 d.C. per volontà del vescovo Teodoro, grazie all’editto di Milano che, nello stesso anno, pose fine alle persecuzioni religiose, dando così alla comunità cristiana la possibilità di edificare liberamente il primo edificio di culto.
Fu collocata in una zona commerciale dove precedentemente sorgevano dei magazzini, a loro volta costruiti su una villa di età augustea.
L’edificio attuale è il risultato dei restauri avvenuti nel 1031 su commissione dell’allora patriarca Poppone.
In stile romano-gotico, la Basilica è quindi il risultato di secoli di stratificazioni che si sono sovrapposte.
Al centro di un grande prato smeraldino, la Chiesa spicca maestosa e solenne, pur nella sobrietà e linearità delle sue forme.
Staccato dal corpo centrale, si erge il campanile di 73 metri.
Il mosaico
Una volta entrati lo sguardo è catturato dalla straordinaria bellezza del pavimento interamente ricoperto da un mosaico policromo risalente al IV secolo, riportato alla luce da archeologi austriaci a inizio 900 (1909-1912).
Con i suoi 750 mq di superficie, è il più vasto ed antico pavimento musivo del mondo occidentale.
E’ suddiviso in riquadri da fasce a motivi floreali (tralci di acanto). Le decorazioni contenute nei 10 “tappeti” sono molto variegate: scene tratte dall’Antico Testamento ma anche simboli ovviamente riferiti alla cristianità. Tra le varie scene rappresentate spiccano, per importanza, la lotta tra il gallo (luce del mondo / Cristo) e la tartaruga (tenebre / maligno); il buon pastore circondato da ogni sorta di animale; i tondi con i benefattori e le stagioni; la vittoria cristiana; l’iscrizione del vescovo Teodoro, la scena di pesca e 3 episodi relativi a Giona.
La cripta degli Affreschi e la Cripta degli Scavi
La visita della Basilica non può considerarsi completa senza le Cripte.
La "Cripta degli Affreschi", che conserva opere del XII secolo, è ricca di scene della passione di Ermacora e Fortunato (cui la Basilica è dedicata).
Prima di uscire dall’edificio, si trova invece la “Cripta degli Scavi”, zona archeologica sotterranea (collocata sotto il prato che circonda il campanile), dove sono visibili i resti archeologici di 4 epoche diverse.
Qui sono conservati i mosaici più antichi e di difficile / dubbia interpretazione: animali (soprattutto uccelli), esseri fantastici (ippogrifo), animali in posizioni strane (aragosta su albero) e piante di vario genere. Le decorazioni di questo tappeto musivo sono perlopiù estranee alla tradizione iconografica cristiana e sembrano invece confermare il legame culturale dell’antica Aquileia con il mondo orientale.
Il Foro
A pochi passi dalla Basilica si raggiungono gli scavi archeologici che ancora non hanno riportato totalmente alla luce le sue rovine; quelle che si possono ammirare costituiscono una delle testimonianze meglio conservate dell'antica grandiosità romana.
Certamente non si tratta di resti monumentali (in pratica non aspettatevi Roma e Pompei...) ma si tratta comunque di un luogo emozionante dove godersi una passeggiata rilassante.
Una città d'arte che merita d'esser scoperta, con un patrimonio ancora in parte ignoto al turismo di massa ed un glorioso passato nel quale non mancano suggestioni e leggende.